La WWE ama proporre di continuo ai suoi fan ritorni di SuperStars del passato, per celebrare quelli che sono stati i “bei vecchi tempi” e offrire un bell’effetto nostalgia che magari fa anche versare qualche lacrimuccia di gioia a chi segue la disciplina da più di vent’anni e può ancora ammirare i suoi wrestler preferiti.
In questa pratica non ci vedo nulla di male in realtà, soprattutto quando questi lottatori del passato si limitano a presentare qualche evento speciale o semplicemente a entrare in contatto con i wrestlers delle nuove generazioni, creando parallelismi e suggestioni. Ben diverso sarebbe il discorso ai limiti della necrofilia di voler vedere ancora lottare degli ultra cinquantenni sul ring, quando questi sono ormai del tutto inadatti per il compito. Ma questo è un altro discorso.
Cosa succede, invece, quando la WWE allontana un lottatore da se, brucia tutti i ponti che la collegano a questo e rinnega addirittura la sua stessa storia per potersi riparare dalle accuse dell’opinione pubblica?
https://www.youtube.com/watch?v=juoeDSjb4Y8
Perchè proprio questo è successo nel caso del famosissimo Hulk Hogan, icona storica della federazione nonchè volto più riconoscibile nella storia del wrestling. L’Hulkster finì nell’occhio del ciclone nel 2015, a seguito della pubblicazione sulle testate giornalistiche di alcune registrazioni private in cui il lottatore si lasciava andare a commenti razzisti senza mezzi termini e senza nascondersi, dicendo lui stesso di essere un razzista.
Sappiamo bene come la federazione di Vince McMahon mal sopporti di essere accostata, seppur in maniera diretta, a personaggi controversi per il pubblico e come sia incline a cancellare dai propri annali record, storie, riconoscimenti e quant’altro possa ricordare i wrestler che non le sono più simpatici: ricordiamo i casi di Cm Punk, Chris Benoit e come ultimo proprio Hogan. Infatti la WWE, appena la notizia era stata resa pubblica, ha chiuso qualsiasi rapporto collaborativo con Hulk, revocandogli anche il riconoscimento di Hall of Famer ed evitando di parlare della situazione o essere accostata ad essa. Concordi o meno, ricordiamo sempre che la WWE è un’azienda e come tale cerca in primo luogo di conservare sempre se stessa e il proprio status agli occhi del pubblico.
E se per gli appassionati del wrestling Hogan sarà sempre una leggenda, per il resto di chi ha letto la notizia sarà sempre e solo un razzista retrograda.
Ma perchè ne stiamo parlando ora nel 2018?
Nel corso di questi ultimi tre anni più e più volte si è discusso di un possibile ritorno di Hulk Hogan alla WWE, con le parti che pian piano si sono riavvicinate sempre di più fin quando la pace è stata definitivamente fatta. Hogan si è sempre detto prontissimo a ritornare, anche sul ring volendo (nonostante questo sia quasi impossibile visti i suoi seri problemi alla schiena), e ha speso nel corso del tempo parole al miele per la società. Dal canto suo la WWE, dopo che le acque si sono calmate, non ci ha messo troppo a riappacificarsi con il suo diamante pregiato, avendo ben in mente di volerne sfruttare l’importanza storica per qualche evento promozionale.
E siamo dunque arrivati al punto centrale della questione, perchè il grande evento è ormai alle porte e sarà il 2 novembre, in Arabia Saudita, col nome di Crown Jewel. Voci incontrolabili ormai si inseguono, voci che sussurrano di un ritorno di Hogan proprio nel prossimo show della federazione. Lo stesso Hulk ha dichiarato di voler partire per l’Arabia al fianco della WWE e anche un esperto come Jim Ross ha ammesso che non vedrebbe il motivo per cui l’Hulkster non potrebbe andare in questa trasferta.
La WWE farebbe bene dunque a seguire questi suggerimenti? Troverebbe davvero giovamento nel mostrare al pubblico saudita la leggenda del wrestling?
La risposta, unica e semplice, è un grande e rumoroso: SI!
Si, la WWE non potrebbe che avere vantaggio dal portare davvero un nome del calibro di Hogan a Crown Jewel. Il pubblico saudita si è dimostrato permeabile al fascino del wrestling, anche se fondamentalmente ignorante per quanto riguarda gli ultimi sviluppi della disciplina e i suoi nuovi nomi. Sembra che il paese sia più affezionato ad un altro tipo di wrestling, ad un altra era storica, quella appunto dei vari Hulk Hogan, Bret Hart, Ultimate Warrior, tanto che per The Greatest Royal Rumble fu richiesta addirittura la presenza di Andrè The Giant, ignorando la sua triste dipartita. Ad un pubblico simile vedere Hulk Hogan dal vivo piacerebbe eccome, creerebbe delle grandissime aspettative nei cuori di tutti, aspettative che li spingerebbero probabilmente ad acquistare i biglietti anche per i futuri show della federazione in Arabia Saudita, paese col quale ricordiamo che McMahon ha siglato un accordo milionario della durata di 10 anni!
In quest’ottica alla WWE serve davvero Hulk Hogan.
Tale mossa rientrerebbe nella logica promozionale della federazione quando si muove all’estero per grandi eventi. Devo ricordarvi quale è stato il main event del primo show in Australia, Super Showdown? Undertaker vs. Triple H, due grandi star del passato. Certo è che Hogan non lo vedremo sul ring, magari potrebbe però premiare il vincitore del torneo per incoronare il migliore al mondo o anche presentare la competizione stessa, un po’ come presentò Wrestlemania 30. La pubblicità di cui godrebbe l’evento a seguito della presenza di Hoagn sarebbe senza ombra di dubbio di cospicue dimensioni.
Questa pubblicità e grande risonanza deriverebbe sicuramente dalla grande carriera di Hulk Hogan.
Indiscutibilmente l’Hulkster ha segnato un’epoca come nessun altro è riuscito a fare, è riuscito ad imporsi come volto della compagnia e non solo, come uomo copertina di un intero movimento, quello del wrestling, facendolo conoscere alle grandi masse e facendole appassionare. La WWE deve molto ad Hulk Hogan e Hulk Hogan deve molto alla WWE, in un rapporto bilaterale indissolubile tra le due parti.
E in fondo i veri appassionati saranno ben disposti a dimenticare le “malefatte” extra ring dell’uomo Hogan, seppur gravi e vigliacche. Dopotutto c’è gente che è pronta a dimenticare che Benoit è un assassino, figuriamoci se non lo sarebbe per il razzismo di Hogan. E da questo ragionamento potrebbe scaturire un’altra grande domanda che tutti dovremmo porci: quanto siamo pronti a distaccare la persona dal personaggio? Quale limite non potremmo superare?
Ora però voglio darvi un mio parere personale: benchè io creda fermamente che ritorni come quello di Hogan possano fare bene alla compagnia in termini di ritorni pubblicitari e celebrazione di vecchi ricordi e carriere importanti, sono anche convinto che questa federazione mai come oggi abbia bisogno di creare quelli che saranno non solo le leggende del futuro, ma anche i campioni del presente. Questo processo io lo vedo in atto solo con i tre dello Shield e con Aj Styles al massimo, mentre mancano davvero dei pilastri che possano sorreggere la WWE nel futuro prossimo.
Abbiamo bisogno dei nuovi Hulk Hogan, dei nuovi Shawn Michaels, Undertaker, Triple H, Macho Man, Andrè The Giant e chi più ne ha più ne metta. Lasciamo riposare le vecchie glorie, lasciamogli fare qualche apparizione ogni tanto, ma evitiamo di metterle sul ring a portare avanti faide sepolte da tempo e a cercare di mettere insieme i cocci di match portati avanti solo con lo storytelling e poche mosse. Il tempo di muoverci verso il futuro è ormai ben maturo, spero che la WWE non perda l’occasione di farlo e non si fermi troppo a ricordare ciò che era rischiando di mettere in pericolo ciò che sarà.
Sono Angelo Sorbello, vivo a Genova, sono laureato, ho lavorato per diverse testate giornalistiche, tra cui Il Giornale e il Secolo XIX. Ho diverse passioni, tra cui il wrestling in particolare la WWE.
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