Il regno di Seth Rollins come campione Universale, dopo pochi mesi dal suo inizio, è già giunto al termine. Una rincorsa durata 3 anni, piena di ostacoli sul cammino dell’Architetto, aveva portato Seth alla conquista insperata del titolo rosso, che era stato strappato dalle mani di Brock Lesnar in quel di Wrestlemania 35.
La stra-grande maggioranza dei fan della WWE sperava vivamente che il regno del terrore di Brock fosse terminato dall’ex membro dello Shield, che durante il suo precedente regno da campione Intercontinentale era riuscito a trascinarsi dietro gli entusiasmi del pubblico, costruendosi uno status solido e convincente.
La contrapposizione tra Lesnar, lontano dalle scene anche per interi mesi e con un numero ridicolo di difese titolate, e Rollins, sempre presente in qualsiasi show e pronto a difendere nelle più disparate situazioni la propria cintura, aveva un certo fascino. E anche la vittoria di Rollins sembrava la giusta fine di una storia lunghissima.
Eppure bisogna essere onesti, il regno di Seth Rollins come campione Universale è stato un fallimento. Certamente parte della colpa è da addossare al periodo tetro che sta vivendo la WWE, con una crisi creativa scoraggiante e la difficoltà di costruire personaggi in maniera seria e convincente. D’altro canto lo stesso Seth non si è dimostrato per nulla a suo agio nella ritrovata posizione di leadership, il che risulta essere davvero strano: prima di vincere il titolo Universale, Rollins aveva portato sulle sue spalle il peso intero del roster di Raw, risultando spesso essere l’unico motivo d’interesse che spingeva tutti a vedere la puntata, per ammirarlo carico di energie, sempre pronto a dare battaglia. In questo periodo il titolo Intercontinentale aveva assunto maggior importanza di quello principale.
Dopo l’affermazione di Wrestlemania e la conseguente conquista del titolo maggiore del roster, Seth si è sgonfiato, è esploso come una bolla di sapone, portando sul ring una pallida imitazione di ciò che era stato. Oltretutto la faida con Baron Corbin non ha portato nessun interesse attorno alla cintura e al regno del Beast Slayer, che se non avesse visto l’aggiunta di Becky Lynch nella storyline sarebbe presto caduto nel completo anonimato.
Inquieto giace il capo di chi porta la corona!
E così la federazione ha pensato bene di alleggerire quello di Rollins, facendo incassare la valigetta del Money in the Bank a Brock Lesnar sul finale di Extreme Rules. Sembrerebbe quasi che la WWE sia chiusa all’interno di un loop infinito, che inizia con Lesnar e finisce con Lesnar, sempre uguale a se stesso.
O almeno questo è ciò che penserei se non ci fosse un certo Paul Heyman alla guida delle menti creative di Raw. La notizia delle nuove mansioni per Heyman a Raw e per Bischoff a SmackDown ha rinvigorito la fiducia degli appassionati nel progetto della WWE. La coppia ci ha già proposto degli show interessanti nelle ultime settimane, pur innestando il proprio lavoro sulle basi di ciò che già era stato creato, per conservare la continuità delle storie proposte.
La vittoria della valigetta da parte di Lesnar è un retaggio della vecchia gestione e dei problemi che aveva e tutto sommato era inevitabile rivederlo ancora una volta con un titolo massimo alla vita. Tuttavia credo che questo regno sia una nuova occasione per la WWE, un’occasione per rivalutare Lesnar agli occhi del pubblico, per fargli avere un regno degno di questo nome magari facendolo apparire più spesso negli show. L’unico modo in cui ciò può essere fatto, a mio parere, sarebbe quello di far perdere il titolo a Lesnar già a SummerSlam, così da avere tante apparizioni in un periodo di tempo ristretto. Altrimenti si rischia di ricadere nel circolo di assenteismo che danneggia lo status già zoppicante del titolo Universale.
Se dal punto di vista creativo la mossa di far tornare campione Lesnar può rivelarsi sia un fallimento che un’ottima chance, sotto il profilo economico e dei ratings è certamente una vittoria già annunciata. Tra poco più di venti giorni andrà in scena SummerSlam, l’evento più atteso dell’estate in casa WWE. Un pay-per-view che tutto sommato ha sempre riservato qualche bel momento e che quest’anno al netto della card che va profilandosi potrebbe essere molto succoso. Per questo palco la WWE non vuole sbagliare, non può sbagliare! E per alzare gli ascolti, per calamitare l’attenzione di tutti, non c’è obbiettivamente modo migliore di proporre Brock Lesnar come campione e probabile main event della serata.
Intendiamoci, non sono uno dei sostenitori più sfacciati di Lesnar, soprattutto quando la sua gestione va a scapito di grandi talenti messi in secondo piano. Eppure il cammino intrapreso dalla federazione mi sembra virtuoso e se dare il titolo a Lensar consentirà di alzare gli ascolti e valorizzare un palinsesto di match all’altezza di un grande evento di wrestling, allora ben venga!
Da fan della WWE stiamo vivendo un periodo molto strano, di cambiamento e transizione verso un nuovo futuro che possa essere più avvincente del recente passato. Le basi ci sono, nuovi personaggi si stanno costruendo, altri stanno consolidando il loro status. C’è bisogno di dare fiducia al progetto della federazione.
Affidiamoci a Brock Lesnar come traghettatore in questa transizione, affidiamoci al simbolo palese dei recenti fallimenti di Vince McMahon per poter arrivare a qualcosa di più, a del buon wrestling come non ne vediamo da qualche anno ormai, almeno nel roster principale.
Se tutto andrà nel migliore dei modi questa estate, possiamo tranquillamente prepararci a un autunno di grande wrestling e passione, cullati dalle fresche e vigorose braccia della All Elite Wrestling e da quelle rinnovate e nuovamente stabili della WWE.
Sono Angelo Sorbello, vivo a Genova, sono laureato, ho lavorato per diverse testate giornalistiche, tra cui Il Giornale e il Secolo XIX. Ho diverse passioni, tra cui il wrestling in particolare la WWE.
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