Nei miei primi contatti con il pro wrestling, ho sempre desiderato trovare una cosa: l’intrattenimento.
Non mi interessava vedere quella mossa in particolare, ma cercavo un qualcosa che mi facesse divertire,incazzare, sussultare, emozionare.
Ho iniziato a seguire il wrestling negli anni 2000, in piena Ruthless Aggression, passando per le varie ere, fino a quella odierna che considero un po’ decadente.
Perché direte voi?
Si è persa la magia.
Il fan odierno vuole vedere millemila spot, match a velocità supersonica, atleti che sembrano più acrobati che wrestler. I lottatori non sono più larger than life, ma solo larger than social network. Le faide nascono su twitter, su facebook, youtube.
Per carità, ci troviamo nel 2018, è plausibile, ma non deve essere la regola.
Io preferivo il wrestling, sincero, pane e salame.
Volete mettere personaggi come Hulk Hogan , Ric Flair, Dusty Rhodes, Randy Savage, Andre The Giant, Ultimate Warrior, Afa e Sika, Nasty Boys, Iron Sheik, Road Warriors, Demolition, Roddy Piper, potrei continuare all’infinito, passando per Undertaker, Shawn Michaels, Steve Austin, Triple H, The Rock e ancora tantissimi altri con ciò che oggi ci offre il professional wrestling?
Vedo orde di ragazzini chiedersi e fare paragoni tra le varie generazioni di wrestler: in realtà non si può.
Mondi diversi non possono essere confrontati e non esiste una verità unica. Nessuno di noi è onnniscente e portatore della sacra parola del pro wrestling.
Prendiamo la WWE, che si è evoluta nel corso degli anni, fino a creare un brand, NXT, specificatamente ad uso e consumo dei fan delle indy. Sapete che è il meno visto in Italia?
Allargo la riflessione: l’italiano medio conosce Hogan, Rey Mysterio, Tartufone,Nunzio, Eddie Guerrero, Batista e Cena. Lo strumento tv lo ha educato ed indottrinato verso tali personaggi, la rete privata e non la pay tv. Il modello capitalista ti porta ad acquistare ciò che vende e per noi italiani quei personaggi vendevano. Badate bene, gimmick, non lottatori.
Oggi in realtà, secondo me, è molto più facile fare il wrestler: ti alleni in palestra, metti su un bel fisico, trovi una scuola, ti alleni sul ring, debutti, metti i tuoi match su youtube, scrivi ad altri promoter e ti definisci pro wrestler, dopo pochissimi match.
Ad Hogan, al primo allenamento, Hiro Matsuda ha rotto una gamba, una fottutissima frattura, il suo personale benvenuto nel professional wrestling.
Sabu, avendo uno zio lottatore, The Sheik, quello originale, ha passato le pene dell’inferno per diventare un wrestler ed è cresciuto con il complesso della sconfitta, non doveva mai perdere, perché quel matto gli aveva insegnato così.
Sammartino ha lottato con gli orsi… non mi commentate ” che ci vuole, erano ammaestrati”, non scherzate con il wrestling, se lo amate.
Diventare un wrestler negli anni 60/70/80/90 era un’impresa titanica, oggi tutti possono, specie nel mondo indipendente, è pieno di normal people.
Per voi si chiama evoluzione, per me no.
Legittima per carità, forse spinta da una società che porta ad estremizzare il concetto di in forma, vendibile, in salute.
Big Show si è creato una carriera, perché fuori dal comune, fisicamente. Daniel Bryan, idolo delle folle, ce l’ha fatta perché aveva quella che a Napoli, e lo prendo in prestito, si dice cazzimma.
Purtroppo credo che si sia persa la magia, perché troppo offuscati dalla moda del bello a vedersi. Atleticità, dinamismo, esplosività, il fan oggi cerca questo. Stiamo snaturando il pro wrestling, lasciatemelo dire.
Ricordiamoci che siamo uno sport-spettacolo.
Per anni, noi fan, siamo stati l’anima del movimento, difendendolo da chi diceva fosse finto, oggi siamo i primi ad andare in cerca di spoiler, non vi pare un controsenso?
E’ come andare al cinema, ma prima cercare il finale del film su internet. Ovvio che un sito, qualsiasi, di wrestling, va in cerca di questi scoop, ma non è obbligatorio leggerli. La magia la ritrovate facendo anche così.
Lo stesso vale per i live event: il fan italiano che di solito va, al novanta per cento vuole conoscere card e roster prima di acquistare un biglietto, usa watchwrestling.it per guardare il wrestling, non sostiene il movimento come fanno in altre nazioni.
Non è rispettare il wrestling, non è amarlo, ma sabotarlo. Quando la WWE viene a Roma, città a me più vicina, acquisto il biglietto a prescindere, perché è la promotion più di successo al mondo e mi aspetto uno spettacolo ottimo. Ragiono da fan, vecchia maniera, mi piace essere etichettato così, ma godo di ciò che vedo.
Da più parti leggo: “ se non c’è Tizio, non vado”. Sbagliatissimo! E’ disprezzare tutti i sacrifici che gli altri lottatori fanno quella sera.
Qui apro un altro capitolo per farvi capire come il wrestling del passato abbia portato ad una migliore tutela del wrestler oggi.
Molti associano il wrestling anni 80 e 90 all’uso spropositato di steroidi e antidolorifici. Ora vi spiego il perché di questo dilagare: non esistevano i contratti. Un lottatore era libero di lottare dove voleva, ma veniva pagato a gettone, ossia se infortunato riceveva zero quella determinata sera, perché non poteva esibirsi.
Per poter stare sul ring, intrattenere i fan e ricevere la paga, trascurava la sua salute.
Nel 1994 avviene una svolta: gli USA proibiscono l’ormone della crescita. La WWF viene processata ed inizia a cambiare la prospettiva, che poi muta definitivamente con la morte di Guerrero e Benoit.
Oggi esistono contratti, lista infortunati e wellness program. Ecco perché abbiamo molti infortunati, i wrestler possono permettersi di stare a casa, guarire e prendere comunque bei soldi. Hogan ha lottato per 20 anni con un ginocchio fuori uso e vive con delle placche di metallo nella schiena.
Quindi prima di fare dei confronti assurdi, documentatevi, ok parliamo di epoche diverse, ma se oggi voi avete davanti i vostri idoli e’ grazie soprattutto a chi li ha preceduti, a chi ha arato il terreno, sia esso in USA, Giappone, Europa o Messico.
Pareri contrastanti sulla reunion dell’Evolution per Smackdown 1000 non dovrebbero esistere, chiedetevi solo: è un bene per lo show? Può aiutare a riavvicinare vecchi fan?
Mi aspetto le vostre risposte nei commenti. Vi saluto, ci sentiamo a Novembre.
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