sabato 21 Dicembre 2024
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ESCLUSIVA SW: “The Fiend” è un personaggio imbarazzante?
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Devo essere onesto: quest’anno mi sono davvero goduto Fastlane.

Il PPV è stato intrattenente, pur presentando dei match iniziali un po’ deboli che, però, non hanno inficiato la buona riuscita dello spettacolo, che è stato un crescendo continuo. Inoltre, Fastlane per una volta si è dimostrato capace di modificare i piani in corsa per WrestleMania, facendo da trampolino per il lancio di Daniel Bryan dritto dritto nel Main Event dello show più importante dell’anno.

La cosa che più mi ha fatto divertire e stare col fiato sospeso durante la visione dell’evento è stata la questione The Fiend: sarebbe tornato il maligno? Avrebbe avuto un aspetto diverso, un attitudine differente.

SI. SI. E POI…SI!

La mattina dopo aver visto il ritorno del mostro di Bray Wyatt ero davvero felice e soddisfatto tanto da voler andare a scoprire in quanti condividessero questa eccitazione tramite i social. E proprio quando credi che un risultato sia scontato, succede che questo nasconda in realtà una sorpresa. Brutta in questo caso.

Moltissime persone erano scontente del segmento di ritorno del Fiend. Tanto scontente da definirlo imbarazzante e troppo “soprannaturale”. Un duro colpo, devo ammetterlo. Queste critiche sono fondate? Oppure il fan della WWE ancora una volta mostra un po’ troppa criticità, infondata, nei confronti del prodotto? Lungi da me fare inquisizione sui gusti altrui, ma andiamo ad analizzare la storyline che vede affrontarsi The Fiend e Randy Orton, nonché la messa in scena del ritorno del mostro sugli schermi della federazione.

Il primo elemento che è stato criticato, ingiustamente, del ritorno di Bray Wyatt nelle vesti di The Fiend è stato l’attire. Se è vero che l’abito non fa il monaco (né il demone), nel wrestling un attire interessante e originale può essere una parte fondamentale di un personaggio e del suo carisma.

Più che bello, però, l’attire che il lottatore porta su di se deve essere funzionale.

Se dovessimo giudicare l’aspetto del Fiend soltanto secondo un criterio di bellezza, il suo voto sarebbe 2/10. Del resto quanti tra voi sono affascinati o attratti da persone (o mostri) gravemente ustionate? Credo nessuno, altrimenti avreste bisogno di aiuto!

Se però pensiamo alla funzionalità dell’aspetto di The Fiend, il voto sale a 11/10. Randy Orton, in un gesto di follia omicida, ha dato fuoco al mostro direttamente sul ring di TLC, davanti a tutti. Abbiamo visto il simulacro del Fiend essere divorato dalle fiamme, con intere porzioni della sua maschera che colavano sul tappeto bianco. La logica continuazione narrativa di questo evento non poteva essere altro che questa: vedere un Fiend ben oltre l’ustionato, con vestiti carbonizzati, maschera sciolta, occhio compromesso e privo di vita. Non ci aspettavamo certo un Fiend in giacca e cravatta.

Non bisogna neppure banalizzare e sottovalutare la difficoltà di mettere in scena un attire simile. Ogni particolare doveva essere soppesato attentamente, muovendosi sulla sottile linea di confine che divide il grottesco dal ridicolo. Eppure, la WWE è riuscita nel difficile compito, affidandosi a maestri nel campo della realizzazione di effetti speciali horror. Così, fin dall’affacciarsi della spettacolare mano compromessa dalle scottature da sotto il ring, si è compresa la qualità dell’aspetto che avrebbe sfoggiato The Fiend. Cercare di riprodurre la pelle ustionata in maniera completa, senza far sembrare che il personaggio abbia addosso una semplice colata di plastica lucida, non è facile.
Il risultato finale, invece, è strabiliante e la logica dietro questo ritorno è mantenuta intatta: le azioni di Randy Orton in quel di TLC non sono state dimenticate e, a mesi di distanza, abbiamo potuto vederne le dirette conseguenze.

Tutta la messa in scena è sembrata un grandissimo omaggio ai vecchi film horror, con il cattivo che veniva sconfitto alla fine della pellicola ma che nel sequel era sempre pronto a tornare in vita e assumere connotati soprannaturali. Il Fiend ha seguito la stessa strada e dalle ceneri di un rogo è risorto.
Il richiamo al fuoco, alla distruzione delle fiamme, è quanto mai azzeccato. Anni fa fu sempre Randy Orton ad appiccare un incendio nel covo della Wyatt Family, distruggendo anche Sister Abigail. Quella storyline aveva condotto Orton e Wyatt a sfidarsi durante Wrestlemania 33 e alla fine proprio la Vipera ne era uscita vincitrice, con la cintura da WWE Champion sulle spalle.
Se il personaggio di The Fiend si basa completamente sulla vendetta, Randy Orton è uno dei pochi bersagli rimasti ormai, nonché quello che con ogni probabilità ha causato più danni a Wyatt.

Il capitolo finale di questa intensa rivalità dovrebbe avvenire in un Firefly Fun House Match, ricalcando lo stile avuto dal primo match contro John Cena. Vedere un Randy Orton decostruito nella sua essenza, perso nella dimensione controllata da Wyatt, ripercorrere non solo i momenti salienti della sua carriera ma anche le tappe fondamentali della sua storia pregressa con Bray potrebbe essere un capolavoro.
Non si capisce per quale motivo una dimensione sì irreale, ma ben costruita e utilizzata, debba essere imbarazzante e troppo invasiva per qualche fan. Prima di tutto non abbiamo visto Bray in azione per mesi, quindi non c’è stata in nessuna misura una sovraesposizione del suo personaggio nella Road To Wrestlemania, cosa che avrebbe potuto stuccare parte del pubblico.

In seconda battuta, per anni il personaggio di Undertaker è stato elogiato per la sua caratterizzazione e presenza scenica, anche quando lanciava quei ridicoli fulmini sui paletti del ring. Mai si è sentito dire che questo fosse imbarazzante o poco realistico. The Fiend utilizza spesso trucchi già visti, come potrebbe essere quello di spuntare da sotto il ring in una resurrezione. Ma questi trucchi vengono impiegati sempre in un contesto preciso e calzante, che non sfocia mai nel ridicolo. Aggettivo quindi che non riesco a vedere accostato a quanto visto a Fastlane.

In conclusione, Bray Wyatt con il suo demone ha cambiato il modo di scrivere i personaggi a sfondo horror, abbandonando il modello stereotipato incarnato magari da un Kane, per abbracciare un tipo di terrore che è sì visivo, ma soprattutto psicologico. Purtroppo spesso si sentono e leggono critiche forse date a cuor troppo leggero, non solo da noi spettatori  ma anche da qualche insider. Penso a un famoso giornalista che ha definito The Fiend la peggiore gimmick dell’anno passato, in un’opinione che come tutte va rispettata, ma risulta quasi comica nella sua irrealtà.
Bray Wyatt continuerà a stupirci con le sue idee pazzesche e fuori schema e la WWE continuerà a mostrare coraggio nel seguirlo e aiutarlo.

Quello che possiamo fare noi, da semplici fan, è cercare di goderci le storie ben riuscite, abbandonando il pensiero fisso della critica aspra che lascia il tempo che trova e spesso è infondata.

Buon wrestling a tutti!

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