Eccoci qua per l’ultimo We The People del 2017, rubrica nata da poco più di un mese ma che ha ottenuto grandi risultati. Questa volta andremo ad analizzare, quale Era tra quella Attitude e quella PG è la migliore. Il nostro Fabrizio si schiera dalla parte dell’Era Attitude, mentre Roberto difende la PG Era.
FABRIZIO PRO ATTITUDE ERA
“Attitude” e “Era”… Due parole che per un appassionato che segue il wrestling da molto tempo, hanno una valenza davvero particolare. Se siete ragazzi giovani e amanti del “Politically Correct”, non proseguite nella lettura perchè potreste rimanere disgustati, shockati e rivalutare l’idea che vi siete fatti della WWE odierna. Chissà, forse potrebbe essere un bene, ma se vi piace il wrestling attuale, allora considererete la Attitude Era alla stregua del medioevo.
Questa sorta di “Medioevo Dantesco”, iniziò nel lontano Novembre 1997 ( undicesima edizione delle Survivor Series) e terminò nel Maggio del 2002 quando la World Wrestling Federation cambiò nome in WWE, in seguito ad una battaglia legale che la vide uscire sconfitta contro la World Wildlife Fund for Nature, che rivendicò la proprietà dell’acronimo “WWF”.
“Medioevo Dantesco”, si… Quel concetto che ha spinto Dante a condannare Ulisse, reo di aver peccato di superbia nel volersi spingere oltre i limiti concessi agli esseri umani, è perfettamente riscontrabile nel pensiero di due persone: il primo, quel Vince McMahon che conoscete tutti, e colui che forse rappresenta il più grande sceneggiatore che il mondo del Wrestling abbia mai avuto. Siete scattati in piedi sul divano per la faida di Kane contro Undertaker? Dite con fierezza “Io c’ero!” quando si parla dell’ascesa di The Rock? La saga di Mick Foley vi manda ancora adesso in delirio? Bene, sappiate che dovete dire grazie a Vince Russo.
La scena del Wrestling americano era tenuta in piedi da due grandi entità che rivaleggiavano sul ring degli ascolti ogni lunedì sera durante il “Monday Night War”. Da una parte la WWF di Vince McMahon con lo spettacolo “Monday Night Raw” e dall’altra la WCW di Ted Turner con il “Monday Nitro”. Rendendosi conto che il pubblico stava profondamente cambiando a livello di preferenze, McMahon ruppe gli indugi e stravolse completamente la tipologia di spettacolo della WWF. Nessuno avrebbe mai più dovuto cercare la “Verità” altrove, perchè questa gli sarebbe stata data da una sola ed unica persona: Vince McMahon.
Come in ogni grande piano però, c’è sempre l’imprevisto. L’imprevisto in questione ha un nome: Bret Hart. Canadese, detentore del titolo WWF Champion e in procinto di passare all’odiata WCW, seguendo l’esempio di altre Superstar dell’epoca come Randy Savage e il celeberrimo Hulk Hogan. Bret Hart è da tempo ai ferri corti con il Boss, è il Campione in carica e vuole fare di testa sua, ma soprattutto non accetta il nuovo stile che il “Chairman” vuole imporre alla propria azienda: “Buddy Hart” infatti, vorrebbe continuare ad offrire un prodotto per famiglie, per ragazzini, niente a che vedere con i bagni di sangue e la violenza gratuita ai quali la WWF è in procinto di votarsi. Quando le divergenze non si appianano e Hart annuncia il suo imminente addio alla WWF, McMahon mette a punto l’idea che sarà destinata a fare più scalpore negli anni a venire: “The Montrèal Screwjob”. E’ risaputo che nessuno lascia l’azienda con una cintura addosso e Bret Hart non deve fare eccezione. Il piano scatta alle Survivor Series del 1997, a Montreal, proprio in casa di Hart. L’esecutore materiale dell’ardito piano di Vince, è ovviamente Shawn Michaels: i rapporti tra Michaels e Hart non erano mai stati rosei, la loro faida sul ring era stata tra le più dure e i due non si rispettavano assolutamente fuori dal ring. Bret Hart veniva da un’epoca immediatamente successiva alla “Golden Age”, un’epoca in cui il wrestling era poco più che “Nomi sciocchi, costumi buffi e tante risate”, mentre Shawn Michaels sposava totalmente l’idea di McMahon, essendo noto per l’uso di gesti a sfondo sessuale, trash talking e mosse pericolose.
Dunque, come ogni delitto che si rispetti, abbiamo “Il mandante” (Vince McMahon), “L’esecutore” (Shawn Michaels), che in questo caso rispetta l’antico adagio e, in un certo senso è “Il Maggiordomo”, “La vittima ignara” (Bret Hart) e… Cosa manca? “Il complice”, ovviamente. Tranquilli, c’è anche lui: Earl Hebner, arbitro designato per l’incontro. Michaels chiuse Hart nella sua celebre mossa di sottomissione, la “Sharpshooter”, Hart non cedette ma Hebner dichiarò comunque la fine del match, decretando il passaggio della cintura da Hart a Michaels.
Quel giorno, nacque anche il personaggio di “Mr. McMahon”. Il Boss della Federazione interpretato ovviamente da Vince McMahon, ostacolava e rimetteva in riga chiunque non seguisse le regole. La verità è stata data, la strada da seguire è stata imposta, all’inferno i dissidenti… Medioevo Dantesco, per l’appunto.
La sterzata che McMahon diede alla WWF rappresentò la scelta giusta: gli ascolti crebbero a dismisura, le storyline dell’epoca sono tutt’ora ricordate per la loro qualità e i wrestler più amati vengono proprio da quel periodo.
Un qualsiasi spettatore che assisteva ad un incontro di wrestling dove aspettarsi il peggio: razzismo, insulti, ferite sanguinanti, storyline dove abbondavano violenza, sfottò contro omosessuali, sequestri di persona, violenze su animali, misoginia e quant’altro. Quelle che al giorno d’oggi sono le “Divas”, all’epoca erano donne che salivano sul ring in abiti succinti e se li strappavano da addosso, dando vita a “Cat fight” da film comico di basso livello. Il loro unico scopo era intrattenere il pubblico maschile, non era richiesta loro alcuna abilità sul ring, rappresentava l’emblema della donna oggetto in tutto e per tutto.
Qualsiasi incontro finiva praticamente sempre con i volti dei protagonisti che sanguinavano, ferite aperte che mandavano letteralmente in delirio il pubblico. La violenza sulle donne non solo non era vietata, ma era una consuetudine praticata soprattutto dai Dudley Boyz, Tag Team formatosi nel 1999 e scioltosi nel 2005.
Alcune tra le stable più famose della storia del pro wrestling appartengono proprio alla “Attitude Era”. I “Brothers of Destruction” composta da Undertaker e Kane, il “Ministry of Darkness” con Undertaker nel ruolo di “Sacerdote del Diavolo” che praticava Messe Nere, Crocifissioni e Sacrifici Umani.
Personalmente è difficile dare un giudizio obiettivo su quest’epoca del Wrestling che, dal canto mio, rimane quella a cui sono più affezionato. Con questo non voglio dire che approvo il razzismo, la misoginia e la quasi totale assenza di regole, ma bisogna comunque prestare attenzione al fatto che il Wrestling è stato, è e sarà sempre un prodotto di intrattenimento. La “Attitude Era” ha rappresentato esattamente ciò che il pubblico voleva da uno spettacolo di wrestling: storyline avvincenti, personaggi estremi, violenza e nessun limite. Quei tempi, purtroppo, sono finiti. La WWE ormai è un’azienda quotata in borsa, che ha deciso di rivolgere la sua attenzione ad un pubblico più ampio, quel pubblico che intende andare alle arene con la famiglia e che non può certo trovarsi di fronte a vecchiette schienate sul ring o wrestler sporchi di sangue. Il tempo passa, il pubblico cambia, ma per quanto possa essere bella l’epoca che stiamo vivendo, il ricordo di serate passate chiusi in casa al buio davanti alla televisione con gli amici, a veder uscire Undertaker dalla bara… Non svanirà mai.
ROBERTO PRO PG ERA
Partiamo immediatamente col smontare un mito. Ovvero che, il sangue non stabilisce ne presuppone che il livello di un match sia alto o basso; pertanto la comparsa di tale elemento non risulta fondamentale nella contesa.
Proprio il divieto del sangue, è diventato un caposaldo della PG Era, ovvero il periodo attuale del wrestling WWE. Tale periodo si contraddistingue dalla tanto più acclamata Attitude Era, che ha avuto il suo massimo successo a cavallo degli anni 2000.
Risulta evidente, da un punto di vista economico, che Stamford abbia fatto bene a trasformarsi nella PG Era, ovvero un prodotto destinato alla famiglie e ai bambini, dove la violenza brutale viene totalmente accantonata, ed il tutto viene gestito in maniera più “pulita”. Queste sono le caratteristiche del periodo attuale della WWE, che pertanto ha abbandonato sangue e violenza dell’era più famosa della sua storia.
Sia chiaro, nessuno mette in dubbio quanto abbia fatto bene la Attitude alla WWE, e forse, senza tale periodo, gente come Stone Cold Steve Austin e Mick Foley, non avrebbero reso alla stessa maniera. Tuttavia la Madrepatria del wrestling deve fare i conti con gli introiti, e certamente un passaggio ad un wrestling più soft, ha giovato non poco alle casse Americane.
Proprio grazie a questo periodo, abbiamo assistito e stiamo vivendo (anche se sempre più col contagocce) alla più grande superstars del mondo, quel John Cena che tanto ha fatto e regalato alla WWE, e che ora sente sempre con più pressione le sirene del grande cinema Americano.
E’ altrettanto innegabile, che abbandonando violenza e strumenti annessi, il livello qualitativo dei match sia aumentato in maniera vertiginosa, con gente come Cesaro, Seth Rollins e AJ Styles che hanno mostrato cosa significa avere una tecnica sopraffina nel wrestling. Anche il fenomeno Roman Reigns ha così potuto mostrare il suo vero valore, compiendo appieno il ruolo di Babyface nella PG Era. Infine come non citare, il più grande successo della PG Era (assolutamente secondo i fans) CM Punk, che ha sputato più e più volte contro il wrestling che l’ha fatto diventare grande tra i grandi, ma che i fans continuano a perdonare ed osannare, mentre vendicano ancora un botch al Big Dog o insultano il Leader della Cenation.
Pertanto risulta evidente un altro punto a favore del prodotto attuale della WWE: stabilita la non necessità del sangue e ribadito il miglior tasso tecnico e qualitativo dei match della PG Era, anche il confronto tra i diversi performer delle due generazioni non ha confronto, poiché i già sopracitati Reigns, Styles, Rollins, oltre che The Miz, Finn Balor, Shinsuke Nakamura e tutti gli altri talenti di NXT, hanno già un successo pari o inferiore a molti del passato, escludendo mostri sacri come The Rock.
Infine, passiamo ad analizzare il punto, forse, più importante del confronto tra Attitude e PG Era, ovvero quello riguardante le Storyline. L’attuale periodo WWE, non gode certamente di grandi storie, a parte poche sparute occasioni in cui si riesce a tenere il fiato sospeso e si cerca di saperne il più possibile. Inoltre proprio il 2017, sotto questo punto di vista, ha peccato proprio su tutta la linea. Viceversa la Attitude offriva storie davvero uniche, spesso al limite del grottesco, ma efficaci e questo va sena dubbio riconosciuto.
Concludiamo questa analisi di confronto, con il dato più sensazionale e schiacciante: La Rivoluzione delle Donne.
Nella Attitude, il gentil sesso era costretto ad essere semplicemente un oggetto sessuale, per aizzare le folle con Divas perennemente in bikini e corpi mozzafiato, escludendo totalmente il lottato. Davvero un brutto spettacolo vedere gente di alto livello, costretto ad esibire le sue forme nelle maniere più bizzarre possibili. Il dato risulta ancora più imbarazzante se messo a confronto con le attuali Charlotte Flair, Sasha Banks, Becky Lynch, Bayley, Paige e tutte le altre che hanno scritto a più riprese pagine e pagine di storia WWE con match mai visti prima ed una qualità così alta da renderle una vera e propria divisione femminile integra e forte.
Checché se ne dica, WWE ha fatto un enorme affare, sia economico sia qualitativo, a passare alla PG Era, per tutti i motivi elencati sopra, e dunque, il prodotto, inteso come wrestling in senso generale, ne ha guadagnato sotto tutti i punti di vista.
I nostri Fabrizio e Roberto hanno espresso la loro opinione, adesso vogliamo leggere quale Era vi piace a voi. Con il We The People ci risentiremo nel 2018, da Marco Macri un grandissimo augurio di buone feste, ciaooo.
Direttore Editoriale di Spazio Wrestling e Tuttowrestling. Da anni nel mondo del wrestling web, con diversi ruoli ricoperti. Nella vita di tutti i giorni, sono responsabile dell’ufficio stampa di OPN ITALIA LAVORO e praticante giornalista presso l’emittente televisiva TELEMIA.